Tutto è nato per caso. Come le cose belle, del resto. Io pubblico un articolo sugli anelli di fidanzamento (questo qui) e la mia amica Alessandra mi lancia una proposta: “Ma perché non chiedi al tuo pubblico di spedirti la foto del loro e di raccontarti la loro proposta di matrimonio?”. Detto, fatto. Una volta lanciata la sfida, come sempre è stata raccolta da numerose donne (e anche qualche uomo) che non hanno saputo resistere al raccontare una cosa bella, un momento unico, irripetibile, al condividere una gioia. “Perché la felicità è reale solo quando condivisa”, scrisse McCandless nel suo diario poco prima di morire in Alaska, e questa è una vera verità. Tutte storie di uomini che ci provano, di donne emozionate, di due persone che sanno che la loro vita da lì in poi cambierà. Perché si tratta di una promessa, una promessa importante, e le promesse si mantengono, nel bene o nel male. Ecco i loro racconti:…
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Quell’amore che c’è… ma non c’è
Cosa significa rimanere soli, dopo una vita passata insieme, dopo che l’altro se ne va per sempre senza lasciare diritto di replica? Probabilmente significa morirci assieme, ma dentro, lasciandosi mangiare lentamente dal ricordo e da qualche rimpianto che ci trasciniamo dietro. Piano piano però si ricomincia a vivere, ce ne si fa una ragione, si trova il buono della vita, laddove ci ha strappato il compagno di viaggio, ci ha lasciato una sedia vuota di fronte e qualche pasto da consumare da soli. Ma cosa può voler dire, invece, rimanere soli con l’altro ancora al nostro fianco fisicamente, ma che non sa più chi è lui, chi siamo noi, cosa ci fa qui? Lascia un senso di impotenza e di frustrazione, vedere spegnersi pian piano colui che un tempo era volitivo, gagliardo, attivo, intraprendente e ci riempiva le giornate solo con la sua presenza. Lascia un senso di rabbia vederlo combattere contro una malattia subdola che azzera l’autonomia, la dignità…
Che cos’è l’amore?
Provate a pensare qual è la domanda più difficile che vi è stata mai rivolta. Una recente indagine rivela che i tabù di oggi hanno a che fare con il sesso (ancora) e con lo stipendio. Effettivamente se chiedete a un adulto qual è la sua posizione preferita a letto o quanto guadagna in un mese, molti diventeranno rossi o imbarazzati prima di rispondere. Ma lo stesso, secondo me, accade per una domanda ancora più banale ma non semplice: “Che cos’è l’amore?”. Quanti genitori si son sentiti rivolgere questa domanda e hanno cominciato a farfugliare risposte raffazzonate, spesso arrampicandosi sui vetri, senza ben sapere effettivamente che cosa sia. Perché noi adulti andiamo cercando la risposta filosofica, quella giusta, quella ad effetto che impressiona, senza effettivamente andare a fondo nella cosa. L’altro giorno stavo leggendo lo speciale Family di Vanity Fair (sì, sono un po’ indietro con gli arretrati!) e mi sono imbattuta nel video di Franck, il bambino protagonista dell’intervista…
Quello che ci frega
Quello che ci frega è l’aspettativa. Nella vita, dico. E anche nei rapporti. Ci incontriamo, ci annusiamo, ci intendiamo, ci innamoriamo, e investiamo una grossa parte di noi, convinti di essere ricambiati alla pari. E invece. “Quello che volevo come sempre non c’è, solo un po’ d’amore che diventa polvere…”, cantava qualche anno fa il buon Cremonini. E come dargli torto, anche se qui sembra che quel ‘come sempre’ lasci intendere a un’abitudine. E comunque, se ci ha scritto su una canzone, allora vuol dire che non ti ci abitui mai. È l’aspettativa che ci frega. Quell’aspettare ricolmo di speranza, quell’andare avanti convinti di qualcosa che forse è solo nella nostra testa, quel coraggio che ci prende di fare la cosa giusta, sperando che ad azione corrisponda un’azione uguale. Ma è scritto nella dinamica che può esistere anche la contraria, solo che tendiamo a non prenderla mai in considerazione. Strani esseri siamo noi umani: conosciamo tutte le possibili conseguenze, ma…
Venerdì 17
Oggi è venerdì 17. E per me è un giorno bellissimo. Credo che la sfiga ce la attiriamo addosso noi per il nostro modo di vedere e vivere le cose, non certo per alcune credenze o convenzioni sociali, che vorrebbero alcune date o alcune cose portarogne a prescindere. Oggi è il mio giorno della felicità, il giorno della settimana in cui ringrazio per le cose belle che mi sono capitate e che mi hanno regalato un grammo di felicità (ne avevo parlato qui). Ed è venerdì 17. Mentre molti sono lì ad attendere che la prossima sfiga li colpisca solo perché è venerdì 17, io oggi mi sono svegliata con il sorriso. Ed è venerdì 17. O come venerdì 13: c’è chi dice che porti cose buone, chi dice che porti solo negatività. Io l’ho sempre e solo vissuto come un giorno qualunque, che è diventato poi speciale per me: era un 13 quando feci il colloquio in Condè Nast…
Come una coperta
Quando ci si lascia, soprattutto se non è una decisione consenziente, ma una scelta subita da parte di uno dei due, attore passivo nel teatro della coppia, laddove lei ti dice: “Non provo più per te quello che provavo prima”, la reazione possibile o l’unica immaginabile è: urlare, spaccare tutto, insultarla e poi lanciarle un mucchio di anatemi, e poi ancora indirizzarle improperi irripetibili e poi rimanere incazzato con lei, perché era il grande amore della tua vita, e dove ho sbagliato io, e perché io non ero il tuo, e cosa ho fatto di male. E fanculo. Non si sa se si arriva mai alla completa riparazione del cuore, a una imparziale autoanalisi e a una piena consapevolezza di quello che si era insieme e di quello che si è diventati da soli, tale per cui poi può arrivare spontaneo il perdono e il recupero del rapporto con un’altra veste. O l’interruzione definitiva. In settimana mi è capitato di…
L’attimo perfetto
La vita è questione di attimi. E di sguardi, cantava Paola Turci un tempo. Si frequentano decine di persone, ci si guarda negli occhi con molte meno, e però solo con uno scatta quel qualcosa, quella scintilla che ci fa dire: “Lui è quello che sposerò”. Che è molto oltre la soglia dell’innamoramento, perché si tratta di una consapevolezza mai avuta prima, di quell’istante perfetto e irripetibile che ci fa dire: “Voglio passare tutta la mia vita con quest’uomo”. È un istante, appunto. Ci si trova nel mezzo per caso, però quando lo si riconosce, si capisce che è quello che ci cambierà la vita. Per sempre. Qualche settimana fa è uscito sull’Huffington Post un articolo proprio su questa questione qua, dal titolo: “Ventitrè mariti raccontano il momento nel quale hanno pensato: “È lei”, una raccolta decisamente romantica e squisita di dichiarazioni di uomini che hanno saputo cogliere ‘quell’istante’. Io ho deciso di fare lo stesso e chiedere ad alcune…
Buone vacanze!
Ci ho messo una vita. No, dico, a scrivere questo post ci ho messo una vita. Ho temporeggiato, mi sono alzata, ho bevuto, mi sono riseduta, ho guardato Facebook, ho aperto Word, ho fissato la pagina bianca, ho riguardato Facebook… insomma, una vita. E non perché non avessi voglia di scriverlo, anzi, ma probabilmente la mia testa è già in vacanza. E la mia creatività anche. Del resto, ieri mi sono buttata sul letto nel mezzo del pomeriggio a leggere le mie riviste preferite e poi dopo sul divano a guardare la mia serie preferita… e quando mai capita, se non in vacanza? Perché vacanza non significa necessariamente essere a mille miglia di distanza da casa, sdraiati su una spiaggia bianca (certo, questo aiuta!), ma vuol dire fare ciò che più si ama fare, concedersi delle coccole che durante l’anno trascuriamo, riempire la vita di bellezza e buttare il tempo, se necessario. Quindi, auguro a tutti voi di: alzarvi tardi…
Fino alla fine
Sarà stato nel modo in cui si tenevano le mani, la sua di lui sotto, a sostenere quella piccolina di lei, come a dirle: “Sono qui con te, ti sorreggo io”. Deve aver fatto così anche nella vita, Don: sempre pronto a supportare la moglie Maxine, a starle accanto, a proteggerla. Anche nell’ultimo suo periodo, quello più difficile, quello in cui ha combattuto contro la malattia: fratturatosi un’anca dopo una caduta, han passato gli ultimi giorni della loro esistenza fianco a fianco, in due letti separati ma vicini. E se ne sono andati insieme: prima lei e dopo quattro ore lui. Che senza di lei non sapeva stare. Me la immagino così la storia di Don e Maxine, che sta facendo il giro del mondo, apparsa sulle principali testate nazionali e internazionali: un amore folle, vero, un’unione d’anime e di cuori, un sodalizio durato 62 anni, fino a che il “finché morte non vi separi” è diventato realtà. Un link…
Viaggi di nozze: è solo un film?
Ieri sera ci siamo ritrovati una mano di buoni amici per fare qualche gioco in scatola, visto il tempo che volge ormai all’autunno, saltando a piè pari il capitolo estate, ormai optional di lusso. Scoperto all’improvviso che in tv davano per l’ennesima volta “Viaggi di nozze” di Carlo Verdone come tappabuchi del palinsesto televisivo, non abbiamo saputo resistere e abbiamo ceduto: abbiamo mandato all’aria il proposito di giocare e ci siamo messi a guardarlo tutti insieme. Un richiamo impossibile da ignorare, vuoi per la comicità tutta Verdoniana, grezza ma mai volgare; vuoi per le macchiette tipiche del suo repertorio, quei personaggi molto ben connotati, con caratteristiche precise, che ti si fissano in testa per sempre; vuoi per la coppia Ivano – Jessica (rigorosamente pronunciata “Ccccessica!”), da sempre la mia preferita, due coatti che peggio non si può, di cui almeno un italiano su tre ricorda ogni battuta a memoria. La trama è semplice: tre coppie appena sposate di cui viene…