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gennaio 17, 2020

Noi, sotto al ring

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L’altra sera io e Teo abbiamo visto Creed II, l’ennesimo episodio della saga di Rocky. Praticamente la replica di Rocky IV, solo con Adonis Creed e Viktor Drago al posto di Rocky e Ivan. Pur essendo un’americanata, Rocky è una delle saghe che amo di più: perché non è solo sport e onore, ma anche amore che ti fa volare alto e ti salva.

Quando Rocky saliva sul ring, lì sotto c’era Adriana. Quando ci saliva Apollo, con lui c’era Mary Anne. In questo episodio, al fianco di Adonis c’è Bianca. Quando Rocky ha trionfato contro Drago, hanno inquadrato per lungo tempo Balboa. Così come quando Apollo è morto o quando Adonis ha sconfitto Viktor. Ma in tutti questi casi la mia attenzione veniva catturata sempre da quei pochi istanti in cui inquadravano Adriana, Mary Anne o Bianca.

Cosa si deve provare quando chi ami sale sul ring a dare e ricevere colpi mortali e tu sei lì sotto e non puoi fare nulla, se non dirgli che ce la farà e di picchiare più forte e di rialzarsi e di non gettare la spugna? Cosa si prova quando sai che sarà un incontro duro e provante, ma tirarti indietro non puoi e l’unica cosa che ti rimane da fare è stargli accanto e non lasciarlo? Cosa si prova sapendo che forse da quel ring lui non scenderà mai o sarà sconfitto al punto che non potrà più risalirci?

Di Adriana, Mary Anne e Bianca è pieno il mondo. Di loro, di noi non si parla mai. Ora Teo è di nuovo sul ring, ma a differenza di Apollo, Rocky e Adonis, l’avversario ha lanciato la sfida e lui non ha potuto fare altro che accettare, perché contro la malattia se non sali sul ring, sei già morto. E io, come Adriana, rimango lì sotto a dirgli che andrà tutto bene, che deve picchiare più forte, che non deve mollare, che non può gettare la spugna, che rimarrà in piedi, che “se vuole infliggere dolore all’avversario, deve saperlo sopportare”.

Qui, sotto al ring, non abbiamo il potere di tirare alcun montante, ma possiamo spronare a tirarsi in piedi e amare ogni infinita debolezza del nostro pugile. Perché è solo facendogli conoscere la sua fragilità, che saprà volgerla a suo favore e sferrare il colpo che lo salverà.

Immagine tratta dal film “Creed II”
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by Francesca Favotto | no comment
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Chi sono

"...Non è Francesca", recita la canzone di Battisti. E invece sì, son proprio io.
Nasco a metà degli anni Ottanta, la settimana in cui i Dire Straits dominavano le classifiche mondiali con il loro successo ‘Money for nothing’, sotto il segno della Bilancia, ascendente Leone. Determinata e tenace, innamorata della vita e del bello, appassionata di musica fino al midollo (grazie ai Dire Straits nel mio trigono), sin da piccola preferisco i temi di italiano alle equazioni di algebra, inclinazione che mi porta a intraprendere studi a carattere umanistico. Linguista per necessità, ma giornalista per passione, ben presto scopro quant’è bello e divertente girare come una trottola in cerca di notizie. La serie tv ‘Sex and the city’ dà il colpo di grazia al mio destino: la vita di Carrie Bradshaw è troppo bella per non provare a realizzarla!

Un’insana passione per lo shopping unita alla curiosità per il fashion biz mi aiutano quindi a ‘masterizzarmi’ in Giornalismo di Moda, titolo che mi apre la strada in un settore pieno di sogni e di amore: quello del matrimonio! Fidanzata da quindici anni, cerco di apprendere più nozioni possibili sull’argomento, applicandole nella vita a due. A un rimpianto preferisco un rimorso, a un muso lungo un sorriso, al bicchiere mezzo vuoto sempre quello mezzo pieno, a una vita senza sogni per paura di non riuscire ad avverarli, ne preferisco una piena di cicatrici e sudore nel tentativo di esaudirli. Sognavo la vita di Carrie… e intanto non mi accorgevo che la mia è pure meglio.

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