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maggio 6, 2020

Ciao, Silvia

  • Strettamente personale

“Ti va di venire a far compagnia a mia figlia? Una volta a settimana, se non è disturbo”. Avevo 18 anni, non sapevo cosa volesse dire fare da dama di compagnia a una persona fragile. Ma i tuoi mi avevano scelta “a pelle”. E avevano ragione, perché da favore quale doveva essere, presto è diventato un piacere.

Eravamo nate quasi lo stesso giorno, tu 20 anni prima, ma il giorno dopo. Entrambe eravamo laureate in lingue, amavamo i libri sopra ogni cosa, e stare in giro, visitare luoghi, conoscere gente. Venivo da te e ogni volta c’era qualcosa di diverso da fare: a volte delle traduzioni in francese, altre mi mettevo a trascrivere il tuo diario. Poi andavamo a messa insieme.

A ogni compleanno e Natale, arrivavo con un libro. A Pasqua con un uovo di cioccolato. Ormai i libri me li commissionavi, e anche se sapevamo entrambe il titolo, te lo incartavo per lasciare l’effetto sorpresa. Uno degli ultimi è stato il libro di Teo; l’ultima volta che ci siamo viste, mi hai detto: “Digli che è proprio bello, la mia fiaba preferita è Rosaspina”.

Perché conoscevi l’importanza di condividere il dolore per essere un po’ più leggeri. E non mancavi mai di chiedermi come stava. E sentivo che tu eri vera, perché sapevi quanto bene può fare un “come stai?” sincero.

Quest’ultima Pasqua non ci siam viste, stavo pensando proprio in questi giorni a quando sarei potuta venire a trovarti per abbracciarti. Ma quest’abbraccio non ci sarà.

Non ho mai saputo cosa volesse dire fare da dama di compagnia perché non ne ho avuto bisogno: siamo diventate subito amiche.

Più di tutto di te mi mancherà il sorriso, ti sorridevano anche gli occhi: la vita ti ha tolto tanto, ma il sorriso, quello mai. E con quello mi hai educato alla resilienza.

Di noi insieme non ho foto, ma non importa. Voglio ricordarti così, con una rosa rosa, il colore del maglioncino che portavi sempre e della tua vita.

Ciao Silvia, fai buon viaggio.

Credits foto: Unsplash
a presto addio amici amicizia eternamente grata felicità gratitudine grazie mancanza mi manchi morte per sempre sorriso ti voglio bene vita
by Francesca Favotto | no comment
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Chi sono

"...Non è Francesca", recita la canzone di Battisti. E invece sì, son proprio io.
Nasco a metà degli anni Ottanta, la settimana in cui i Dire Straits dominavano le classifiche mondiali con il loro successo ‘Money for nothing’, sotto il segno della Bilancia, ascendente Leone. Determinata e tenace, innamorata della vita e del bello, appassionata di musica fino al midollo (grazie ai Dire Straits nel mio trigono), sin da piccola preferisco i temi di italiano alle equazioni di algebra, inclinazione che mi porta a intraprendere studi a carattere umanistico. Linguista per necessità, ma giornalista per passione, ben presto scopro quant’è bello e divertente girare come una trottola in cerca di notizie. La serie tv ‘Sex and the city’ dà il colpo di grazia al mio destino: la vita di Carrie Bradshaw è troppo bella per non provare a realizzarla!

Un’insana passione per lo shopping unita alla curiosità per il fashion biz mi aiutano quindi a ‘masterizzarmi’ in Giornalismo di Moda, titolo che mi apre la strada in un settore pieno di sogni e di amore: quello del matrimonio! Fidanzata da quindici anni, cerco di apprendere più nozioni possibili sull’argomento, applicandole nella vita a due. A un rimpianto preferisco un rimorso, a un muso lungo un sorriso, al bicchiere mezzo vuoto sempre quello mezzo pieno, a una vita senza sogni per paura di non riuscire ad avverarli, ne preferisco una piena di cicatrici e sudore nel tentativo di esaudirli. Sognavo la vita di Carrie… e intanto non mi accorgevo che la mia è pure meglio.

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